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AL DI LA’ DEL FIUME E TRA GLI ALBERI (Feat. Hemingway)

23 Aprile 2021 | di Enrico Tupone

i mondi di carta - Enrico Tupone

La scuola era finita da alcuni giorni. I primi caldi e le prime afe avevano avvolto la città portando con sè gli immancabili pantaloncini corti e le magliette leggere, una voglia di liberarsi da tutto ciò che durante la stagione fredda ci aveva oppresso, insieme alle nebbie ed a una supposta mancanza di libertà.

Volevamo inforcare le biciclette, spingere sui pedali, correre lungo le strade alberate, percorrere i sentieri lungo il fiume, sentire l’aria sul volto, scordandoci di compiti e doveri. Il primo pomeriggio ci ritrovavamo con alcuni amici, tutti con i pantaloncini da bagno e con le raccomandazioni dei genitori, pronti per andare al fiume, eccitati per una avventura da pochi soldi e molte attese di un tuffo in acqua.

Fino al santuario si incontravano poche macchine vista l’ora meridiana e la strada per andare al fiume iniziava appena dopo la curva. Scorreva alla nostra destra la cava di sabbia ed il laghetto, i macchinari  di scavo e le montagnole di terriccio, un paesaggio quasi lunare, dove sembrava che l’uomo avesse vinto e soggiogato la natura. Presto però ci ritrovavamo nel verde, un sentiero sassoso, circondato da campi di pioppi, e dopo poco ecco apparire il fiume.

L’acqua limpida scorreva fra i ciotoli, rare spiaggette di rena costellavano qua e là le rive, le sponde di terra argillosa scendevano verso pozze che ci apparivano profonde e pericolose. Presto eravamo tutti a nuotare, coraggiosi nell’affrontare le acque fredde e desiderosi di lasciarci alle spalle il caldo umido e appiccicoso della pianura. I rari pesci ci nuotavano fra i piedi sfiorando le alghe che dal fondo salivano in superficie.

Un guizzo improvviso, un agitar di acque, uno slalom fra i sassi e una biscia colorata si allontanava spaventata dai nostri schiamazzi.

Ci stendevamo ad asciugarci all’ombra dei pioppi che costellavano numerosi le rive e tiravamo fuori gli involti delle merende che avevano preparato le premurose mamme: pane burro e marmellata o pane burro e zucchero, panini con il salame, frutta, borracce piene d’acqua.

Per un paio d’anni avevamo frequentato anche la colonia comunale sul fiume, quella di coloro che non potevano permettersi le vacanze al mare, con le signorine che ci controllavano sotto l’occhio severo delle suore, e un medico che veniva tutti i giorni a controllare se potevamo fare il bagno nel fiume o meno, forse sulla base del clima o della temperatura dell’acqua o chissà di che altro. Sulla riva, in mezzo alla fanghiglia, trovavamo spesso delle sanguisughe o dei kilometrici lombrichi e qualcuno li legava ad un amo improvvisato sperando di fare abboccare qualche pesce.

Vacanze di fiume, adolescenza felice, pochi pensieri, perduti in un gorgo improvviso.

Enrico Tupone

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