La sala Pietro da Cemma si trova all’interno del Centro Culturale Sant’Agostino.
Dal lato meridionale del secondo chiostro è possibile accedere alla sala dell’antico refettorio del convento, interamente affrescato nel 1507 da Giovan Pietro da Cemmo e dai suoi allievi, con grandi scene della Crocifissione e dell’Ultima Cena, lunette di spiccato sapore didascalico e celebrativo, rappresentazioni di Santi, Beati e dottori Agostiniani e ventiquattro tondi monocromi con Storie e Re biblici.
Attualmente la sala viene utilizzata come spazio per le conferenze.
Nell’ex refettorio è inoltre esposta la sinopia de L’Ultima cena, che è così messa in diretto rapporto (quasi in dialogo, si potrebbe dire) con l’affresco di cui la sinopia rappresenta la fase preparatoria. La sinopia è infatti il disegno preliminare che l’artista eseguiva dopo aver realizzato sulla parete l’arriccio; sulla sinopia veniva poi steso l’ultimo strano di intonaco, su cui si realizzava l’opera vera e propria.
Le sinopie cremasche (oltre a quella raffigurante L’Ultima cena il Museo conserva anche le tre che compongono La crocefissione, l’altra grande scena che domina le pareti della sala da Cemmo) sono state staccate dal loro supporto originale e collocate su tela nel 1973: nel 1971, infatti, per procedere al restauro degli affreschi, si era provveduto a togliere questi ultimi dalle pareti, a restaurarli e, prima di ricollocarli, si era appunto provveduto ad operare lo strappo delle sinopie. Questi lavori sugli affreschi e sulle sinopie rientravano in quelli più vasti eseguiti sul complesso del S. Agostino a partire dal 1959 a cura dell’architetto Amos Edallo (e proseguiti anche dopo la sua scomparsa nel 1965), in seguito all’acquisizione dell’ex convento al patrimonio comunale ed alla sua trasformazione in centro culturale.